CAPITOLO I

LA TECNOLOGIA
1.1. La piattaforma di sviluppo e gestione
1.1.1. Piattaforma
1.1.2. Gestione
1.1.3. Sviluppo
1.1.4. Analisi e comparazione di diverse piattaforme esistenti
1.2. Infrastrutture HW
1.2.1. Reti e Banda
1.2.2.
1.3. Prodotti Software
1.3.1. Comparazione fra diversi Software
1.3.2.
1.3.3.
1.3.4.
1.4. Opensuorce e non nel mondo e-Learning
1.4.1. Differenza Open Source e prodotti commerciali
1.4.2. Descrizione diversi tipi di prodotti
1.4.3. comparazione fra diversi Software
Bibliografia

INTRODUZIONE

1. Descrizione
2. Breve storia di FAD – Formazione A Distanza (da Learning per posta a e-Learning)
3. Descrizioni e concetti base e tipologie di e-Learning
4. Problematiche generali legate a e-Learning
5. e-Learning in Italia (Università, P.A., Privato)
6. e-Learning nel panorama Internazionale
7. Dati statistici su e-Learning
8. e-Learning e il suo impatto sulla società (ieri, oggi e domani)
9. Bibliografia

1. Descrizione
2. Breve storia di fad
L’evoluzione dell’e –learning può essere suddivisa principalmente in quattro fasi: a partire dal primordiale DISTANCE SCHOOLING o di prima generazione (dalla metà dell’Ottocento fino agli anni ‘60- PRIMO STADIO) passando per il DISTANCE LEARNING o di seconda generazione (anni ‘80 -SECONDO STADIO) per arrivare all’attuale E –LEARNING (di terza generazione-TERZO STADIO) e alla sua futura trasformazione in COMPLEX LEARNING (QUARTO STADIO). Vediamo insieme alcuni esempi, in ambito nazionale ed internazionale, relativi alle varie generazioni prese in esame. PRIMO STADIO. Nel 1840 a Londra l’inventore della stenografia, Isaac Pitman, dà vita al Penny Post: si tratta di un corso che aveva la funzione di trasmettere il metodo di scrittura di Pitman stesso attraverso il sistema postale. In ambito nazionale e, facendo un balzo fino agli anni ’50, la Scuola torinese Radio Elettra, che erogava corsi di formazione professionale per corrispondenza, rappresenta l’esempio più calzante del caso italiano.
SECONDO STADIO. Dal 1988 l’Unione europea ha avviato il Programma Delta che aveva come obiettivo una più approfondita conoscenza delle nuove tecnologie applicate alla formazione. Anche l’European Schoolnet ha dato il suo contributo: si tratta di un consorzio dei ministeri per la Pubblica Istruzione dei paesi membri dell’Unione che ha sviluppato una serie di strategie comuni per la formazione a distanza. TERZO STADIO. Per quanto riguarda il mercato statunitense, quest’ultimo si dimostra maggiormente sviluppato rispetto agli altri: sono soprattutto le aziende private, le università e le scuole a contribuire a questo sviluppo. I mercati europei e orientali, sebbene non ancora ai livelli sopra descritti, sono in una fase di crescita come lo stesso mercato italiano che si avvale soprattutto del contributo delle aziende private; scuole, università e pubbliche amministrazioni sono in fase di crescita. In ambito italiano, tra le aziende più impegnate in questo settore, troviamo il Learning Campus di Isvor Fiat, il Campus on-line di Learning on-line Europe (società controllata dalla De Agostini), il consorzio Poliedra del Politecnico di Milano, il campus virtuale MyLearning sviluppato da ELEA. QUARTO STADIO. Ancora in fase di sviluppo.
Ognuna di queste quattro fasi, a sua volta, può essere analizzata in base a determinati ambiti che rimandano a delle specifiche parole chiave:
– PIATTAFORME TECNOLOGICHE: gli aspetti fondamentali del primo stadio riguardano l’utilizzo del sistema postale e della radio e quindi di media inadatti a promuovere una comunicazione interattiva. In seguito il mezzo maggiormente utilizzato sarà la televisione che svolge il compito di intrattenere ma soprattutto di educare; ugualmente utili risultano gli apparati di audio e video registrazione che facilitano l’autoapprendimento.
Per quanto riguarda il secondo stadio , quest’ultimo inizia con l’era della digitalizzazione che si caratterizza per le tecnologie informatiche off-line (primi calcolatori o main-frame).
Durante il terzo stadio , invece, si sviluppano le reti telematiche on-line che rendono possibile la creazione dei primi software e la realizzazione di corsi su floppy disk e, in seguito, su cd-Rom.
Il quarto stadio ancora in fase di sviluppo, prevede non solo il servizio come componente fondamentale a differenza di quanto accadeva nella fase off-line della digitalizzazione, ma anche una necessaria convergenza fra le reti e un’altrettanto indispensabile customizzazione delle offerte formative.
– OFFERTA FORMATIVA E CONTENUTI: da fortemente strutturata e rigida, con contenuti sia di tipo tecnico – professionale che volti a promuovere un livello minimo di alfabetizzazione nel primo stadio; a catalogo, con una struttura rigida e difficilmente personalizzabile, su aree di contenuto specifiche, e in particolare su quelle relative all’ICT nel secondo stadio; a versioni rivolte ad un pubblico di massa e a catalogo a livello basic, più specializzata e differenziata a livelli manageriali e per i Knowdledge worker, centrata su soft skill e su aspetti strategici nel terzo stadio. Infine, nel quarto stadio si perviene ad un’offerta fortemente differenziata e personalizzabile sulla base delle specifiche esigenze formative, sempre più rilevante da un punto di vista strategico e focalizzata su soft skill, con una complessa ed evoluta componente di servizio.
– MERCATI: per quanto riguarda il primo stadio si rileva un mercato marginale e “d’emergenza” mentre nel secondo stadio si passa ad un mercato immaturo, disomogeneo e frammentato, fortemente centrato su un’ottica di prodotto. Nel terzo stadio il mercato appare in forte crescita e connotato da una transizione verso un’ottica del servizio. Nel quarto ed ultimo stadio il mercato si presenta come maturo e competitivo, centrato su un’ottica di servizio e sull’offerta di servizi integrati che assumono una valenza strategica.
– CONTESTO: mentre nel primo stadio il contesto si configura come strumento per far fronte a problematiche di spostamento fisico e di elevati livelli di analfabetizzazione, nel secondo stadio esso offre l’opportunità di ridurre i costi di erogazione di percorsi formativi. Nel terzo stadio si presenta ugualmente come un’opportunità ma per favorire il raggiungimento degli obiettivi di business. Nel quarto stadio, invece, si tratta di un fattore strategico di primaria rilevanza per la competitività dell’organizzazione nella Knowledge Economy.
– PROCESSI DI DIFFUSIONE: per quanto riguarda il primo stadio possiamo individuare tre fasi: inizialmente per la formazione professionale di adulti, poi anche per un’alfabetizzazione di base e, in un terzo momento, per la formazione di tecnici di secondo e terzo livello. In merito al secondo stadio, i processi di diffusione riguardano piccole popolazioni pilota interessate all’acquisizione di conoscenze basic con un’elevata segmentazione dei contenuti. Per il terzo stadio occorre procedere ad un’ulteriore distinzione tra popolazioni ampie e ristrette: le prime ambiscono ad una formazione basic e poco differenziata, mentre le seconde preferiscono una formazione differenziata e specifica. Il quarto stadio si caratterizza per un’offerta diretta potenzialmente a tutti e per alti livelli di personalizzazione- differenziazione dell’offerta formativa.
– PROCESSI DI APPRENDIMENTO: per il primo stadio il processo d’apprendimento consiste essenzialmente nell’autoistruzione che comporta un tendenziale isolamento del formando. Passando al secondo stadio, l’autoistruzione permane in un ambiente separato da quello lavorativo ed ha come legittimazione teorica le tesi comportamentiste (Skinner, Bloom e Gagnè) sul piano psicologico e quelle struttural -funzionaliste (Parsons) sul piano sociologico. Nel terzo stadio, invece, si assiste ad un primo recupero, attraverso la rete, delle dimensioni sociale, relazionale e comunicativa; il docente viene percepito come facilitatore di gruppi d’apprendimento anche virtuali. Nel quarto stadio l’apprendimento diventa cooperativo e assistito; si registrano convergenze tra comunità di apprendimento e gruppi di lavoro e autoresponsabilizzazione. La legittimazione teorica, fa qui riferimento alle tesi costruzioniste, connessioniste e connettiviste.
– TIPOLOGIE DI PRODOTTI: dai libri distribuiti per posta, dalle trasmissioni radiofoniche e televisive a supporto del materiale didattico distribuito per posta, dalle cassette audio e video del primo stadio , ai prodotti poco differenziati e a bassa interattività-multimedialità (poiché distribuiti su supporti off-line) nel secondo stadio, a prodotti distribuiti in rete, quindi molto differenziati, ad alta interattività-multimedialità e aperti a percorsi d’approfondimento individuali del terzo stadio, per arrivare all’offerta di risorse per l’apprendimento continuo, diffuso, puntuale e personalizzato e a DataBase esplorabili con sofisticati motori di ricerca allo scopo di porre il learner nelle condizioni di poter costruire in modo attivo il proprio percorso formativo nel quarto stadio.
– DESTINATARI: si tratta di persone adulte e impossibilitate a seguire corsi professionali presso scuole tradizionali e utenti disagiati nel primo stadio; learners fondamentalmente soli durante l’apprendimento che, svolgendo attività prevalentemente esecutive, sono portatori di esigenze addestrative nel secondo stadio.
Il terzo stadio si caratterizza per la compresenza di “learner che autoapprende” in solitudine (a livelli esecutivi) e “learner prosumer” (a livelli manageriali e per i knowledge worker). Infine, il quarto ed ultimo stadio registra popolazioni di learner prosumer ampie e altamente differenziate, coinvolti in processi di costruzione condivisa di conoscenza che si realizzano nelle diverse comunità (anche virtuali) di appartenenza.
– LOGICA E LIVELLI DI PROGETTAZIONE: durante il primo stadio si rileva una sostanziale mancanza di strategie per l’apprendimento a distanza (“scuola senza didattica”); il secondo stadio prevede, invece, una progettazione organizzata secondo logiche lineari (ottica ONE-TO-MANY) e che enfatizza l’ambiente di delivery, il contenuto e il “modulo”(inteso come percorso compiuto). Il terzo stadio è caratterizzato da una grande enfasi sulla componente “istruzione” ai livelli esecutivi; enfasi sulla componente “formazione” ai livelli manageriali e per i knowledge worker che si inseriscono in un’ottica ONE-TO-ONE. Il quarto stadio adotta un’ottica MANY-TO-MANY grazie ad un’integrazione strategica, ad una progettazione che segue una logica reticolare, fondamentale componente di consulenza e grazie anche alla valorizzazione della classe (tradizionale ma anche virtuale) e delle dinamiche che in essa si realizzano.
– RUOLI ORGANIZZATIVI: il primo stadio prevede un esperto di contenuti oltre a grafici, tecnici audio-video e il docente-animatore mentre nel secondo stadio si amplia lo spettro dei ruoli fino a comprendere un progettista multimediale, che coordina l’esperto di contenuti, il grafico e l’esperto-sviluppatore informatico, e assistenza tecnica. L’esperto di contenuti, un tutor a sostegno e promozione delle dinamiche di apprendimento, un docente come facilitatore, esperti informatici e grafici per lo sviluppo di reti e siti web e di percorsi formativi basati su di essi caratterizzano i ruoli organizzativi del terzo stadio. Oltre ai ruoli di quello precedente, il quarto stadio prevede anche Learner Prosumer, Counselor / navigatore, Coacher (Corporate Learning).
– MODALITÀ D’IMPLEMENTAZIONE: mentre nel primo stadio è fondamentale il ruolo socio-politico-economico e quello della motivazione intrinseca del formando, nel secondo stadio si osserva un’implementazione di tipo down-up, al di fuori di una strategia complessiva ed integrata, ovvero un coordinamento dal centro oltre alla tendenza a ricorrere all’insourcing. Il terzo stadio, invece, registra l’esplorazione delle possibili modalità con cui integrare l’e-learning all’interno della strategia perseguita dall’organizzazione: si tratta di una situazione di transizione. Infine, nel quarto stadio si assiste ad un’implementazione di tipo top-down, un ampio ricorso all’out-sourcing (nei casi in cui ciò è possibile) e la priorità è data alla promozione e allo sviluppo del capitale intellettuale.
BIBLIOGRAFIA
– “CHE COS’E’ L’E-LEARNING”, A CURA DI VALERIO ELETTI,
2002 ,CAROCCI EDITORE / LE BUSSOLE.
WEBGRAFIA
– MATERIALE REPERITO DAL SITO INTERNET www.elesociety.org
3. Concetti di base e tipologie di e-Learning
L’e-learning è una metodologia didattica che offre la possibilità di erogare contenuti formativi elettronicamente, attraverso Internet o reti Intranet.
Per l’utente rappresenta una soluzione di apprendimento flessibile, in quanto fortemente personalizzabile e facilmente accessibile.
L’e-learning si inserisce in un contesto di formazione permanente e continua, aiutando a gestire (in accordo con quanto impostato nel Libro Bianco della Comunità Europea) la mobilità degli studenti e dei lavoratori, l’avvicinamento del mondo della scuola a quello delle imprese e l’innalzamento dei livelli culturali. Esiste sentitamente l’esigenza di acquisire una nuova cultura, che veda la formazione a distanza non tanto in antagonismo o in alternativa alla formazione in presenza: si prospetta in concreto un’altra possibile via per la realizzazione dei processi d’apprendimento e di formazione.
Diversi studiosi hanno dato il proprio contributo a questo vasto campo di studi: vediamo insieme alcune definizioni.
– Una forma di apprendimento a distanza, abilitata dalla massimizzazione delle potenzialità di Internet ed indirizzata alla promozione, confezione e distribuzione di corsi di contenuto vario rivolti ad un’audience molto ampia.
(Henningsen L. Customer Satisfaction Indicators for E-Learning Systems).
– Un processo di apprendimento abilitato dalle tecnologie dell’informazione, centrato sulla persona adulta e disegnato in rapporto alle esigenze di sviluppo organizzativo. (ASTD, NGA Center for Best Practice, Report of the Commission on Technology and Adult Learning).
– Una combinazione di servizi d’apprendimento e di tecnologie volta a fornire un apprendimento integrato ad alto valore, in ogni tempo e in ogni luogo. (Thinq, elearnity, White Paper The future of e-learning).
Per quanto riguarda il dibattito relativo a questa tematica, si possono individuare quattro posizioni:
– MODELLO ANGLOSASSONE: si privilegia l’iniziativa privata rispetto a quella pubblica; il baricentro è focalizzato sugli interessi imprenditoriali e viene enfatizzato lo sviluppo individuale.
– MODELLO SCANDINAVO: a differenza del precedente, questo modello si caratterizza per una forma di intervento pubblico; in questo caso il baricentro si focalizza sulle comunità sociali (istituzioni territoriali di base, strutture consortili, partnership) e punta alla democratizzazione della cultura.
– E-LEARNING SCETTICI: sono coloro che non percepiscono una sufficiente possibilità di valorizzazione delle relazioni sociali nei processi d’apprendimento.
– E-LEARNING ENTUSIASTI: si soffermano sui vantaggi offerti dall’e-learning e intravedono la possibilità di una “mythinformation”.
L’e-learning ha molti ed evidenti vantaggi rispetto ai modelli di formazione tradizionali. In primo luogo, vantaggi connessi al tempo ed allo spazio, variabili che l’e-learning consente di annullare: lo svolgimento di un corso in formato elettronico è indipendente dal luogo in cui ci si trova e del tempo a disposizione.
C’è poi da considerare l’adattabilità del modello di e-learning alle capacità, modalità e velocità di apprendimento di ciascuno: una lezione elettronica potrà essere ripetuta, interrotta e ripresa, integrata e “customizzata” a piacimento. La stessa frequenza delle lezioni, nell’ambito di un singolo percorso didattico, potrà essere ragionevolmente rallentata o velocizzata in base alle preferenze dell’allievo.
Finalmente, l’e-learning prevede una serie di altri vantaggi accessori: il minor costo, la omogeneizzazione dei programmi e dei metodi didattici per gruppi di fruizione (per esempio gruppi aziendali), la pianificazione dei momenti di verifica, l’archiviazione automatica dei test e dei risultati.
Tuttavia, accanto a questi aspetti positivi, possiamo individuare alcuni nodi critici che riguardano non solo l’Information Technology e le economie di scala ma anche il ruolo dell’attore pubblico, i nuovi modi di lavorare e di comunicare, le nuove relazioni sociali che si possono instaurare ed infine, la difficoltà di trovare soluzioni complesse e personalizzate per le diverse categorie di utenti.
A questo punto appare necessario chiarire un concetto: non basta che sia resa disponibile la rete per parlare di e-learning: esso è una modalità di formazione continua e, dunque, sebbene la rete sia un elemento fondamentale, l’enfasi deve essere posta sul processo all’interno del quale è inserita la singola attività formativa. Ciò significa che il significato della parola e-learning va oltre la sua definizione letterale (apprendimento elettronico) e comprende vari aspetti:
– il modo di pensare e progettare i contenuti formativi;
– il modo di organizzarli e archiviarli;
– le modalità di fruizione e scelta da parte dell’utente;
– le modalità di erogazione dei contenuti e di gestione del processo.
Oltre che come modalità di formazione continua, l’e-learning può essere descritto anche come ambiente integrato che prevede l’impiego di diverse modalità di formazione:
– autoapprendimento asincrono: non ci sono vincoli di spazio e tempo;
– apprendimento in sincero: vincolato nel tempo ma non nello spazio:
– apprendimento collaborativi: forum e comunità virtuali.
Caratteristica dell’ultima modalità è la condivisione di attività, strumenti e risorse attraverso la rete. In questo caso, infatti, i vantaggi sono non solo la crescita della conoscenza del singolo studente, ma anche e soprattutto la produzione di nuova conoscenza attraverso l’interazione e lo scambio con altri colleghi. Viene dunque ridimensionato il ruolo del docente.
Possiamo quindi dire, che le caratteristiche dell’e-learning sono: apprendimento collaborativo, contenuti personalizzati, assistenza didattica e monitoraggio dei risultati.
A tale scopo, sono necessarie la conformità agli standard internazionali, piattaforme integrate ed infine il tutoraggio.
Lo sviluppo dell’e-learning è innestato non solo dall’evoluzione della tecnologia e del mercato, ma anche dagli effetti di sostituzione di altre applicazioni collegate: il telelavoro, il groupware. L’e-learning potrebbe convergere (effetto sostituzione) in un’applicazione più evoluta: l’e-HR.
– TELELAVORO: nel 1974 con Nilles hanno inizio negli Stati Uniti i primi studi sul telelavoro, innescati dalla necessità di ridurre il traffico automobilistico che causa elevati livelli di inquinamento atmosferico. Il picco di studi e pubblicazioni sull’argomento si registra intorno al 1986/87. Dopo il 1987 il numero delle pubblicazioni al riguardo decresce. Nel 1982, in Svezia e nel Nord Europa, vengono installati i primi centri di telelavoro. Nel 1989 si afferma il ilavoro a domicilio (realizzato facendo ricorso ai primi sistemi di mailing elettronico) e il semi-mobile working. Nel 1992 si afferma il Remote Working: il tasso di crescita delle applicazioni di telelavoro inizia, tuttavia, a rallentare. Nel 1994/95 lo sviluppo tecnologico (HW, SW e reti) fa intravedere nuove opportunità di sviluppo delle applicazioni per il Remote Working.
– GROUPWARE: nel 1988 Johanssen scrive “Groupware-Computer Support for Business Teams” che inaugura il dibattito intorno alle potenzialità del Groupware.
Il picco di studi e pubblicazioni riguardo questo tema, si registra intorno al 1992/94. Dopo il 1994, il numero delle pubblicazioni decresce. Nel 1990 appaiono le prime applicazioni per il groupware; la LAN (Local Area Network) comincia ad essere intesa come strumento di collaborazione, e non soltanto come strumento per l’elaborazione dati. Nel 1991 il rilascio di Lotus Notes conferisce un forte impulso alla diffusione del Groupware, che raggiunge il suo picco intorno al 1992/93. Nel 1995 Microsoft rilascia il sistema operativo Windows NT 4.0, che integra gli strumenti di Groupware.
– E-LEARNING: nel corso degli anni ’80 Papert sviluppa un sistema di pensiero e pubblica testi su soluzioni di “proto-eLearning”; Papert svilupperà, su questa base, il software Logo ed altre applicazioni evolute. Nel 2000 il CEO di Cisco J. Chambers dichiara che l’e-learning costituirà la prossima “killer application”. Nel 1997 nelle università iniziano a svilupparsi sistematicamente soluzioni di e-learning (tool free e tool fee). Nel 2000, soluzioni di e-learning tendono a consolidarsi anche nelle grandi aziende. Nel 2002 tecnologie, contenuti e servizi vanno verso la convergenza in un unico sistema (Content Provider).
– E-HR: nel 1999 compaiono i primi articoli che prospettano la possibilità di impiegare le nuove tecnologie ICT (a partire dal 1996 pensate per l’e-Commerce) ai sistemi di HR. Oggi è in aumento il numero di articoli che prospettano alcuni scenari di evoluzione dell’e-HR: essi, tuttavia, non hanno ancora trovato posto in pubblicazioni di carattere scientifico o “semi-scientifico”. Intorno al 1999 si registrano le prime applicazioni delle nuove tecnologie ICT ai processi di gestione del personale: nascono i primi portali (basati sulla Intranet aziendale). Oggi la costruzione dei portali viene condotta in un’ottica di integrazione di processi già attivi nell’organizzazione (Performance Management, Business Best Practices).
Dunque possiamo concludere dicendo che il progresso in ambito informatico, nelle teorie sull’apprendimento, in intelligenza artificiale e nell’interazione con elementi multimediali ha portato alla realizzazione di numerosi sistemi di apprendimento a distanza come, appunto, l’e-learning. Quest’ultimo rappresenta, infatti, un’alternativa reale: non più solo un’ipotesi per il futuro, quanto piuttosto un’ulteriore possibilità per l’apprendimento degli adulti nella Società dell’Informazione.
BIBLIOGRAFIA
– “CHE COS’E’ L’E-LEARNING”, A CURA DI VALERIO ELETTI,
2002 ,CAROCCI EDITORE / LE BUSSOLE.
WEBGRAFIA
– MATERIALE REPERITO DAL SITO INTERNET www.elesociety.org
– USABILITA’ WEB, 03 DICEMBRE 2002
ARTICOLO DI CARLO ROBINO (LABORATORIO DI BIOINGEGNERIA – UNIVERSITA’ DI PAVIA ) E DI TERESA COLOMBI (LABORATORIO DI PSICOLOGIA SPERIMENTALE E QUANTITATIVA – UNIVERSITE’ DE NICE).
5. E-Learning in Italia (Università, P.A., Privato)
Negli ultimi anni il mercato e-Learning si è sviluppato principalmente all’interno delle grandi aziende allo scopo di diffondere rapidamente nuovi contenuti e formazione riducendo i costi.
Pratiche di questo tipo invece, sono state poco adoperate nelle aziende medio – piccole a causa dell’assenza di conoscenze
interne di tipo specialistico.
Nei prossimi anni, tuttavia, ci si attende che queste ultime diventino il segmento d’avanguardia della formazione a distanza.
Altri ambiti in cui è stata rilevata una forte crescita sono state le Università e la Pubblica Amministrazione.
6. E-Learning nel panorama Internazionale
Il nuovo modello per potersi sviluppare però, necessita di collegamenti abbastanza veloci e questi rappresentano il grande problema che affligge ogni Paese.
Per scavalcare tale ostacolo negli Stati Uniti si è cercato di sviluppare l’offerta soprattutto nelle aziende ed Università che dispongono dei collegamenti adeguati.
Infatti, secondo le analisi di alcuni esperti il 50% delle aziende Usa ha già implementato tali piani formativi, mentre la restante metà intende applicarli a breve.
Anche l’approccio all’interno delle Università appare maggioritario Per affrontare il problema l’Unione Europea ha invece sviluppato, e sta tuttora sviluppando iniziative che puntano a colmare il gap tecnologico, cercando di coinvolgere sia strutture pubbliche che organismi privati.
Infatti al vertice Europeo, tenutosi a Bruxelles nel maggio 2000, si è proprio discusso della collaborazione pubblico – privato, alla presenza di 25 aziende tra le più rappresentative dell’ITC.
Le industrie Europee devono poi affrontare il problema della lingua.
La migliore qualità dell’offerta consiste, in effetti, nel renderla disponibile in più lingue.
7. Dati statistici su e-Learning
In Europa il mercato e-Learning dovrebbe passare dai 669 milioni di euro del 2002 ai 3.635 milioni del 2006.
I contenuti rappresentano poco più della metà dell’attività mentre la parte restante si divide tra servizi e infrastrutture. L’impegno dell’unione europea e le politiche nazionali si possono visualizzare in questo grafico.
Il mercato italiano dell’e-Learning, nel 2003 si attesta intorno 256 milioni di euro con una crescita del 136% rispetto all’anno precedente.
Il trend è previsto, anche se a ritmi più contenuti anche per il prossimo anno.
E’ da dire, però che proprio in Italia, l’e-Learning parte con un deficit strutturale della formazione, in quanto riceve investimenti inferiori rispetto a quelli degli altri Paesi ed ha un tessuto economico che non agevola l’adozione di programmi presso le Pubbliche Amministrazioni.
All’interno delle Amministrazioni Pubbliche Italiane il nuovo strumento di insegnamento risulta ancora in fase evolutiva e la sua crescita appare costante.
I motivi che tuttora limitano la sua applicazione alle pubbliche funzioni sono:
– la sfiducia nella tecnologia
– la scarsa conoscenza della sua metodologia
– la scarsa conoscenza delle opportunità che esso può offrire alla modernizzazione
Ciò che invece ne permetterà un maggiore sviluppo in questo Paese sarà la domanda pubblica in quanto caratterizzata da omogeneità dei fabbisogni formativi.
Questo elemento sembra integrarsi naturalmente con l’introduzione della nuova tecnologia e delle nuove piattaforme, servizi e contenuti.
E’ da dire inoltre che è in corso l’emanazione di una apposita Direttiva ministeriale dalla quale dipenderà lo sviluppo futuro dell’e-Learning Anche nell’ambito della sanità si è sviluppato un incremento della domanda di formazione attraverso le nuove modalità.
Il programma di Educazione Continua in Medicina prevede la formazione obbligatoria degli operatori sanitari appartenenti a tutte le professioni.
Tale formazione è a carico delle istituzioni e deve essere certificata.
Si è stabilito che questo metodo risulta più vantaggioso rispetto alla tradizionale formazione in quanto riduce il numero di ore da dedicare alle attività formative e fa aumentare di conseguenza le ore da poter dedicare alle attività lavorative.
E’cresciuta negli ultimi anni la percentuale di Università che hanno investito in modalità di formazione e-Learning.
Tale percentuale sembra attestarsi intorno al 10%.
Il ruolo dell’istruzione si rinnova sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta.
E’ da notare inoltre che la formazione on-line modifica la tradizionale relazione esistente tra docente, allievo e tutor.
Infatti, anche se rimane ben chiara la distinzione tra chi insegna e chi impara, il rapporto tra i due diventa di tipo collaborativo.
Quasi tutte le università che offrono formazione in rete hanno la comune caratteristica di aver inizialmente sviluppato una formazione basata su materiale cartaceo, incorporando in essa diversi supporti tecnologici.
L’attività di verifica è costante e coinvolge in prima persona gli allievi, chiamati a periodiche autovalutazioni, supportati sia dal tutor che dal docente.
La possibilità di seguire i corsi da casa, di gestire i modi e i tempi di accesso all’ambiente formativo e di personalizzare la relazione, rendono la formazione a distanza e dunque l’e-Learning uno dei sistemi alternativi maggiormente utilizzati.
La Open University è un esempio di tale sviluppo. E’ nata nel 1971 nel Regno Unito ed ha implementato la sua offerta attraverso radio e televisione.
Successivamente si è servita del supplemento di materiali a stampa, video e audiocassette.
Dagli anni ’90 ha iniziato ad utilizzare Internet. Oggi i suoi corsi seguiti da casa o dal lavoro sono di vario tipo e durata ed è divenuta una delle più note Università.
Da un’analisi riguardante 77 Università italiane si è riscontrato che:
– 25 presentano attività di e-Learning
– 14 possiedono un centro dedicato all’e-Learning
– 10 dichiarano quale piattaforma utilizzano per i corsi
Da tale analisi è poi emerso che esistono in queste Università altri tipi di attività in rete quali:
– Singole lezioni usufruibili in modalità audio/video, simulazioni, Forum, Chat
– Produzione di materiali didattici su supporti quali cd-rom, floppy disk, zip, diapositive
– Accesso on-line a riviste, lezioni, esercitazioni
8. e-Learning e il suo impatto sulla società (ieri, oggi e domani)
9. Bibliografia

Indice

Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Libro Virtuale di e-learning
Gruppo di ricerca e-Learning
Corso di Informatica Generale
Facoltà di Scienze della Comunicazione
2004 – 2005
Professore: Prof. Habib Sedehi
Coordinatore: Dr. Farhad Pezeshki
SOMMARIO
INTRODUZIONE
1. Descrizione
2. Breve storia di FAD – Formazione A Distanza (da Learning per posta a e-Learning)
3. Concetti di base e tipologie di e-Learning
4. Problematiche generali legate a e-Learning
5. e-Learning in Italia (Università, P.A., Privato)
6. e-Learning nel panorama Internazionale
7. Dati statistici su e-Learning
8. e-Learning e il suo impatto sulla società (ieri, oggi e domani)
9. Bibliografia

CAPITOLO I
LA TECNOLOGIA

1.1. La piattaforma di sviluppo e gestione
1.1.1. Piattaforma
1.1.2. Gestione
1.1.3. Sviluppo
1.1.4. Analisi e comparazione di diverse piattaforme esistenti
1.2. Infrastrutture HW
1.2.1. Reti e Banda
1.2.2.
1.3. Prodotti Software
1.3.1. Comparazione fra diversi Software
1.3.2.
1.3.3.
1.3.4.
1.4. Opensuorce e non nel mondo e-Learning
1.4.1. Differenza Open Source e prodotti commerciali
1.4.2. Descrizione diversi tipi di prodotti
1.4.3. comparazione fra diversi Software
Bibliografia
CAPITOLO II
LA PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE

2.1. Stime dei costi
2.1.1. Costi Hardware
2.1.2. Costi Software
2.1.3. Costi di organizzazione
2.2. Le fasi di sviluppo
2.2.1. Definizione dei destinatari del processo formativo
2.2.2. Analisi e definizione dei fabbisogni formativi
2.2.3. Definizione degli obiettivi formativi
2.2.4. Scelta del metodo didattico
2.2.5. Realizzazione dei materiali
2.3. Modelli didattici
2.3.1. Formazione fra presenza e assenza
2.3.2. Teorie dell’apprendimento: il cognitivismo
2.3.3. Collaborazione e cooperazione in internet
2.3.4. Dalla progettazione curricolare al costruttivismo
2.3.5. Tipologie didattiche e loro trasferimento nella rete
2.3.5.1. Didattica espositiva
2.3.5.2. Didattica tutoriale
2.3.5.3. Didattica seminariale
2.3.5.4. Didattica laboratoriale
2.4. I contenuti e coerenza con il modello didattico
2.4.1. La scelta dei contenuti e la preparazione dei materiali didattici: “developing ; delivering”
2.4.2. Modello “content-support”
2.4.3. Modello “wrap around”
2.4.4. Modello “integrato”
2.5. Interfaccia
2.5.1. Usabilità e accessibilità
2.5.2. Multimedialità
2.5.3. Interattività
2.6. La gestione e il coordinamento
2.6.1. Il ruolo del tutor
2.6.2. Il profilo del tutor-istruttore
2.6.3. Il profilo del tutor-facilitatore
2.6.4. Il profilo del tutor-moderatore/animatore
2.7. Servizi di supporto
2.7.1. Servizi off line
– Testi cartacei
– CD-Rom
– Video, DVD
2.7.2. Servizi sincroni
– Classe virtuale
– Chat
– Video conferenze…
2.7.3. Servizi asincroni
– Forum
– Mailing List…
Bibliografia
CAPITOLO III
SISTEMI DI VALUTAZIONE E VERIFICA

3.1. Studio preliminare del progetto
3.1.1.
3.1.2.
3.2. Metriche per la misurazione
3.2.1.
3.2.2.
3.3. Valutazione del progetto e-Learning
3.3.1.
3.3.2.
3.4. Valutazione del livello di apprendimento
3.4.1.
3.4.2
3.5. Indicazioni per il livello di servizio
3.5.1.
3.5.2.
Bibliografia
CAPITOLO IV
IMPATTO ORGANIZZATIVO
4.1. L’e-learning nella pubblica amministrazione
4.1.1. Formazione e innovazione
4.1.2. Gestione e conoscenza delle risorse
4.1.3. Condizioni organizzative e operative
4.2. L’e-learning e il settore privato
4.2.1. Riorganizzazione dei processi
4.2.2. Riorganizzazione dei target
4.3. L’e-learning e la scuola
4.3.1. Il nuovo ruolo dei docenti
4.3.2. La figura del tutor
4.3.3. Requisiti e desideri degli addetti ai lavori
Bibliografia
CAPITOLO V
TEMI CORRELATI

5.1. Diritti d’autore
5.1.1.
5.1.2.
5.1.3.
5.2. Riuso dei contenuti
5.2.2.
5.3. Sicurezza
5.3.1.
5.4. Privacy
5.4.1.
Bibliografia
CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA GENERALE
GLOSSARIO